«In verità sto
rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme
e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At
10,25-27.34-35.44-48)
«In questo sta
l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha
mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.»
(1Gv 4,7-10)
«Non voi avete scelto
me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e
il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio
nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv
15,9-17)
Il Vangelo della sesta domenica di Pasqua, come domenica
scorsa è tratto dal capitolo 15 di Gv: il secondo discorso di addio di Gesù, il
Suo “testamento”, le Sue “ultime volontà”: «Rimanete
nel mio amore … amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi».
Questa domenica vorrei fermare l’attenzione su una
caratteristica particolare dell’Amore che siamo chiamati ad accogliere e a
prendere ad esempio per praticarlo: la gratuità, la libera iniziativa.
«Dio non fa preferenze di persone». Ce
lo ricorda S. Pietro fin dalla prima lettura di oggi, Dio non sceglie in base
al merito o alla “simpatia”, ma accoglie e chiama tutti gli uomini alla salvezza.
Dicendolo con uno “slogan”: “Dio non ci ama perché siamo buoni, ma ci chiede di
essere buoni perché ci ama”.
«Non voi avete scelto
me, ma io ho scelto voi». Nel Vangelo è Gesù stesso che afferma la sua
libera iniziativa nella chiamata dei suoi discepoli. Contrariamente a quanto
accadeva al tempo di Gesù, infatti, non sono stati i discepoli a scegliere di
seguire il Maestro, a sceglierlo come loro Signore; è stato Gesù che li ha
scelti e chiamati quando ancora loro non lo conoscevano. Ciò non vale solo per
i discepoli di allora, vale anche per noi. È Gesù, infatti, che liberamente ci
ha chiamati alla vita, ci ha liberati dal peccato e ci ha costituiti perché
possiamo portare “frutti di vita eterna”.
« … come io ho amato
voi» Dopo averci rivelato il Suo amore e la sua libera iniziativa, il
Maestro oggi ci comanda di amarci gli uni gli altri “come” Lui ci ha amati. Abbiamo
già visto che questo “come”, il modo in cui Gesù ci ha amati, implica la
gratuità: siamo stati amati gratuitamente, senza aver fatto nulla per
meritarcelo. Non siamo chiamati, quindi, ad amare solo i fratelli della “nostra
cerchia” (fraternità, comunità, gruppo di preghiera ecc.) o solo i fratelli che
“se lo meritano”; né, peggio ancora, siamo chiamati ad amare solo coloro che
possono contraccambiare al nostro amore. Siamo chiamati, invece, ad amare in
maniera particolare coloro che non possono contraccambiare al nostro amore: i
piccoli, i poveri (cfr Mt 25,31-47); siamo chiamati ad amare anche coloro che
non se lo meritano (i “nemici”).
Questo “come”, però, implica anche la “donazione della
vita”: «Nessuno ha un amore più grande di
questo: dare la sua vita per i propri amici.». Ciò significa fare della
propria vita un dono per coloro che il Signore ci ha messo accanto non
necessariamente morendo fisicamente, ma sicuramente morendo al nostro orgoglio
e alla nostra pigrizia donando loro il nostro tempo, le nostre capacità, il
nostro perdono … Gesù ci ha amati e ci ama così, anche quando non ce lo
meritavamo: si è consegnato nelle mani dei suoi crocifissori perdonandoli.
Oggi il Maestro ci chiede solo di lasciarci amare, di
lasciarci raggiungere dal Suo Amore, lo Spirito Santo effuso nei nostri cuori,
per imparare ad amare e avere la gioia
piena che è frutto solo una vita donata per amore.
Vorrei concludere con un pensiero di S. Teresa di Gesù
Bambino: «Ah! Signore, so che non
comandi nulla di impossibile. Conosci meglio di me la mia debolezza, la mia
imperfezione, sai che non potrò mai amare le mie sorelle come tu le ami,
se non sei ancora tu, Gesù mio, ad amarle in me. È per
accordarmi questa nuova grazia che tu hai dato un
comandamento nuovo. Oh! Quanto lo amo, se mi da la garanzia che la tua
volontà è d’amare in me tutti coloro che comandi d’amare! Sì, ne sono
convinta; quando uso carità è solamente Gesù che agisce in me. Quanto più sono
unita a lui, tanto più amo tutte le mie sorelle»
Fr. Marco
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