domenica 25 marzo 2018

Gesù abbraccia il mistero della Croce

«Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.» (Is 50,4-7)

In questa domenica in cui contempliamo la Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco, la prima lettura, tratta dal terzo canto del servo del Signore nel libro del profeta Isaia, mi dà una chiave di lettura per accostarmi al lungo racconto evangelico.
Nel racconto della Passione vediamo, infatti, il modo in cui Gesù abbraccia il mistero della Croce. Un mistero salvifico in cui anche noi siamo invitati ad entrare. A volte noi chiamiamo “croce” una malattia, una disgrazia, … qualcosa che, non avendo un responsabile immediatamente identificabile, ci sembra venire direttamente da Dio. Ciò nonostante, non di rado facciamo fatica ad accettarla; tuttavia, convincendoci che è la volontà di Dio, se proprio non arriviamo ad abbracciarla, almeno ci rassegniamo alla “croce”.
Più difficile, però, è abbracciare una croce che la cattiveria dell’umanità ti carica addosso e leggere in essa la volontà di Dio. È questo ciò che fa Gesù e che oggi la Parola di Dio presenta alla nostra contemplazione perché noi possiamo seguire il Maestro.
Il racconto dell’evangelista Marco, infatti, evidenzia come attorno a Gesù si va raccogliendo il peggio dell’umanità. A cominciare dall’ unzione di Betania in cui si manifesta l’avarizia ipocritamente mascherata da interesse per i poveri: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!».
Segue il tradimento interessato di Giuda, uno dei dodici, che mette la mano nel piatto con Gesù; forse Giuda voleva piegare Gesù alla sua visione messianica (così alcuni romanzieri hanno letto il suo gesto), ma certamente non  disdegna di guadagnarci: «promisero di dargli del denaro».
Che dire dell’indifferenza mostrata dai discepoli, e soprattutto dai tre testimoni privilegiati, Pietro Giacomo e Giovanni, per l’angoscia del loro maestro? «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora?»
«Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!» Quanta amarezza sento in queste parole di Colui che passava beneficando tutti e che ora si vede trattato come un brigante.
Anche Pietro, che fine a poco prima aveva professato la sua assoluta fedeltà, dinanzi i servitori del sommo sacerdote cede alla paura e rinnega il maestro per salvarsi la vita: «cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quest’uomo di cui parlate”». È sempre così: se non rinneghiamo noi stessi per seguire il Maestro, finiamo per rinnegare Gesù.
Attorno a Gesù si raccoglie la menzogna dei falsi testimoni, la malizia e l’invidia da parte dei capi del popolo, il vigliacco calcolo politico di Pilato che lo consegna perché sia crocifisso pur riconoscendolo innocente («Che male ha fatto?»).
Ancora, a Gesù non è risparmiato il dileggio di quanti fino a poco prima lo avevano accolto festanti: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce! … Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!»
Veramente Gesù si è caricato delle nostre miserie e le ha inchiodate alla Croce perché potessimo liberamente seguirlo. Ma quanto spesso la passione di Gesù continua nelle sue membra sofferenti, in quei piccoli di cui Gesù ha detto «Tutto quello che avete fatto a loro, l’avete fatto a me» (Cfr. Mt 25,40).
Fatto salvo il dovere di opporsi all’ingiustizia soprattutto quando colpisce i nostri fratelli, oggi il Maestro, mentre ci mostra quanto ci ama, ci insegna anche come si abbraccia la croce: rimanendo fedeli alla Verità, non rispondendo male a male, perdonando i propri nemici, pregando per i propri persecutori (cfr. Mt 5,38-48).
Qualcuno sicuramente penserà: «Io non sono Gesù! Questo modo di fare non è umano». Voglio ricordare a quanti la pensassero così che nel battesimo siamo stati conformati a Cristo e siamo chiamati a rendere visibile questa conformità: chi vede un cristiano dovrebbe riconoscervi i tratti del Figlio di Dio.
È vero, il cammino della sequela è difficile, ma Gesù non l’ha mai nascosto: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23). Spesso facciamo esperienza della nostra debolezza e cadiamo. Ma il Signore è sempre pronto a rialzarci perché possiamo riprendere il cammino e giungere con lui, attraverso la Croce, alla Pasqua eterna. Auguri.
Fr. Marco

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