sabato 8 novembre 2025

Santo è il tempio di Dio che siete voi

«In quei giorni, [un uomo, il cui aspetto era come di bronzo,] mi condusse all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente.» (Ez 47,1-2.8-9.12)

«Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.» (1Cor 3,9c.-11.16-17)

«“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. » (Gv 2,13-22)

Anche questa domenica, come la scorsa settimana, la liturgia domenicale cede il posto a una festa che ha la precedenza: la dedicazione della Basilica Lateranense, la cattedrale del vescovo di Roma, la prima chiesa cristiana ufficiale, praticamente la chiesa madre della cristianità.

«Fratelli, voi siete edificio di Dio.» L’apostolo Paolo nella seconda lettura,  ci ricorda che festeggiare un edificio sacro, per quanto così importante e vetusto, deve sempre rimandare al significato simbolico che esso porta con sé: il tempio di Dio non è fatto di sassi e suppellettili, ma di pietre vive.

Come dicevo prima, la Basilica Lateranense essendo la cattedrale del Sommo Pontefice, il vescovo di Roma, è chiesa madre di tutte le chiese del mondo, e presiede alla carità e all’unità di tutta la Chiesa. Questo è il primo tema di riflessione: come un edificio non si regge se non ha un solido fondamento e se le sue pietre non sono perfettamente disposte e accostate tra loro, così il tempio di Dio, fatto di quelle pietre vive che siamo noi, richiede unità e concordia tra i suoi membri ma, soprattutto, che tutti quanti poggiamo saldamente su quella pietra angolare che è Cristo (Cfr Ef 2,20).

Nella pagina di Vangelo ascoltiamo il racconto dell’episodio conosciuto impropriamente come la “purificazione del tempio”. In realtà Gesù sta sancendo la fine del culto nel tempio. Da ora in poi Cristo è il vero tempio, il luogo dove possiamo incontrare Dio; la Chiesa è tempio di Dio solo se vive come un corpo il cui capo è Cristo e in cui non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Come ricorda l’evangelista, infatti, riportando la risposta alla domanda dei Giudei su come possa Gesù ricostruire in tre giorni un tempio che aveva richiesto quarantasei anni di lavori: «Egli parlava del tempio del suo corpo

«… vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro.» La Prima Lettura, ci presenta alcuni frammenti di una visione del profeta Ezechiele, fatta al tempo in cui Gerusalemme e il tempio erano stati distrutti. L’immagine del fiume che sgorga dal lato destro del tempio portando ovunque vita e risanando persino le acque del Mar Morto è evocativa, e i Padri della Chiesa non hanno faticato a vedervi una prefigurazione della scena della crocifissione: «uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua» (cfr. Gv 19,33-35). È dal fianco squarciato di Gesù che scaturiscono i Sacramenti che ci rendono Chiesa e che la Chiesa amministra: un fiume che rallegra la città di Dio, come siamo invitati a ripetere al Salmo Responsoriale.

«… non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». Di questo tempio di Dio che siamo noi, come singoli battezzati e come comunità ecclesiale, dobbiamo avere cura, tenendo lontana ogni logica mercantile, ogni tentazione di entrare in una sorta di rapporto commerciale con Dio. È a questa perversione del culto che il Maestro reagisce: Israele ha “addomesticato” il suo Signore intraprendendo con Lui una sorta di mercato: osservanza formale scrupolosa in cambio di prodigi. L’amore e la comunione con Dio non trova più posto in questa logica mercantile. Gesù, per come oggi ci viene presentato nel Vangelo, appare quasi irriconoscibile: il più mite degli uomini si scaglia, con una “violenza” che ricorda quella del profeta Elia, contro la mentalità in cui il culto (i sacrifici) e le offerte sono intese come un “accumulare crediti” dinanzi a Dio; non si cerca Dio, ma il proprio interesse; non c’è più posto per la preghiera, il dialogo d’amore cercato da Dio.

Ricordando allora che siamo tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in noi, ringraziamo il Signore e coltiviamo il rapporto d’Amore con Lui per essere sempre più conformi a Cristo, il “luogo santo” in cui ogni uomo può incontrare Dio.

Fr. Marco

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