sabato 30 dicembre 2023

La famiglia riflesso vivente della Trinità

 «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande» (Gen 15,1-6; 21,1-3)

«Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso.» (Eb 11,8.11-12.17-19)

«Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.» (Lc 2,22-40)

La pagina di Vangelo della festa della Santa Famiglia​ ci presenta il nucleo fondamentale della Chiesa: la famiglia secondo il progetto del Padre.

Il primo dato che emerge è l’obbedienza alla Legge del Signore: la consacrazione al Signore del figlio primogenito e la purificazione rituale della Madre. L’altro dato, che apprendiamo dalle parole del giusto Simeone, è che neanche a Maria Santissima, la benedetta fra le donne, verrà risparmiata la sofferenza: « … anche a te una spada trafiggerà l’anima». L’inno delle Lodi mattutine, inoltre, definisce la sacra famiglia “esperta nel soffrire”. La Pace che viene a portare Gesù, infatti, non è assenza di tribolazioni, ma la capacità di affrontarle con l’obbedienza fiduciosa animata dall’Amore; quell’Amore che vince il mondo e che ci permette di affrontare le invitabili tempeste della vita senza soccombere.

È proprio l’obbedienza fiduciosa come risposta alla fedeltà di Dio, la tematica fondamentale che attraversa le letture di oggi. La prima e la seconda lettura, infatti, ci presentano la figura di Abramo che obbedisce e si mette in cammino per strade sconosciute e, proprio quando pensa di avere perso tutto, fa l’estremo atto di fiducia (credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia) e riceve quella discendenza che umanamente gli era preclusa.

Nella famiglia obbediente al progetto di Dio, nella comunione d’amore che si apre alla fecondità, si manifesta la fedeltà di Dio all’uomo; quella fedeltà che diventa speranza di un futuro e pienezza di vita. Oggi, però, la crisi economica e le tendenze sociali e politiche minacciano la famiglia fin dal suo nascere tanto che si ha sempre più paura di sposarsi e fare figli. L’avere esteso il concetto di famiglia ad ogni relazione affettiva, perfino a quella col proprio animale domestico, inoltre, ha svuotato di senso il termine stesso

Nella cultura edonistica in cui siamo immersi, il piacere individuale, lo “stare bene”, è divenuto l’unico criterio delle scelte della nostra vita. Questa esigenza, che nei giusti limiti ha la sua legittimità, estremizzata ci porta spesso a fare scelte che ci rovinano la vita: inseguiamo un miraggio, magari convinti che “quest’uomo”, “questa donna” o finanche “questo figlio” sono la causa del malessere. Alla fine soffriamo e siamo causa di sofferenza. Quanti innocenti sacrificati al nostro egoismo, alla nostra egolatria alla nostra pretesa di benessere!

La Parola di Dio di oggi ci presenta il modo per salvare la famiglia: l’obbedienza fiduciosa che si mette in cammino, non confidando sulle proprie forze e nelle proprie certezze, ma sulla fedeltà di Dio che non viene mai meno.

È nella famiglia, infatti, come ci ricorda Papa Francesco, nell’enciclica Amoris Laetitia, che si riscopre l’autentica immagine di Dio: «I due grandiosi capitoli iniziali della Genesi ci offrono la rappresentazione della coppia umana nella sua realtà fondamentale. In quel testo iniziale della Bibbia brillano alcune affermazioni decisive. La prima, citata sinteticamente da Gesù, afferma: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (1,27). Sorprendentemente, l’“immagine di Dio” ha come parallelo esplicativo proprio la coppia “maschio e femmina”. […] Si preserva la trascendenza di Dio, ma, dato che è al tempo stesso il Creatore, la fecondità della coppia umana è “immagine” viva ed efficace, segno visibile dell’atto creatore. La coppia che ama e genera la vita è la vera “scultura” vivente (non quella di pietra o d’oro che il Decalogo proibisce), capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. Perciò l’amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà intime di Dio […] In questa luce, la relazione feconda della coppia diventa un’immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio, fondamentale nella visione cristiana della Trinità che contempla in Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito d’amore. Il Dio Trinità è comunione d’amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente.» (AL 10-11).

Contemplando la santa Famiglia di Nazareth siamo spinti a cercare il criterio del successo della vita familiare nell’obbedienza alla Parola, nel continuo superamento del nostro egoismo, nell'esercizio dell'amore. Un amore che ben conosce il sacrificio personale, la spada che ti trapassa l'anima. La profezia di Simeone a Maria si avvererà sotto la croce, dove Maria, stava, in piedi, a nome di tutta l'umanità.

Quest’oggi, allora, preghiamo insieme perché ogni famiglia trovi la forza di vivere ogni giorno l’Amore vero che viene da Dio e, superando le difficoltà che la vita non risparmia a nessuno, costruisca ogni giorno la comunione e la pace.

Fr. Marco

 

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