martedì 4 ottobre 2022

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra - Solennità di San Francesco d'Assisi

 «Ecco chi nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni fortificò il santuario.» (Sir 50,1.3-7)

«Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.» (Gal 6,14-18)

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.» (Mt 11, 25-30)

La liturgia della Parola della Solennità di san Francesco ce lo presenta come il restauratore della Chiesa (I lettura); colui che si è lasciato conquistare da Cristo Crocifisso ed è stato talmente docile alla grazia da lasciarsi conformare totalmente a Cristo, anche esteriormente con il dono delle stigmate (II lettura); colui, infine, che si è fatto piccolo e fratello di tutti e per questo è diventato sapiente della vera Sapienza che viene dall’alto (Vangelo).

 La Chiesa del tempo di Francesco (il XIII secolo) è una chiesa “in rovina”, per usare le parole del Crocifisso di San Damiano: il Papa e i vescovi vivono come principi e, come loro, sono più impegnati in cose temporali che in cose spirituali; c’è tanta ignoranza della Parola di Dio ed essa è riservata solo a pochi; gran parte del clero è quasi analfabeta e alcuni vivono una dubbia morale. Non a caso, in questo periodo nascono numerosi movimenti che, cercando un ritorno al Vangelo e rifiutando la Chiesa, cadono nell’eresia. Francesco, uomo veramente evangelico, sa bene che Gesù Cristo ha scelto e formato la Chiesa e solo in essa può essere incontrato. Per questo restaura la Chiesa “dall’interno” (realizzando il sogno di Innocenzo III): senza farsi giudice di nessuno e in obbedienza al Papa, vive lui per primo il Vangelo spinto dall’amore per Cristo Crocifisso e diventa così modello attraente per quanti gli stanno attorno.

Come dicevo, Francesco arde d’amore per Cristo Crocifisso  e quindi per tutti gli uomini e tutte le creature da Cristo redente (per questo il titolo di “serafico”: ardente come i serafini). I biografi ricordano che ogniqualvolta pensava al Cristo Crocifisso non riusciva trattenere le lacrime per “l’Amore non amato”. Da qui anche il suo impegno nel predicare la conversione, i vizi e le virtù, perché gli uomini corrispondessero all’infinito amore di Cristo. Due anni prima di morire (1224), sul monte della Verna, Francesco chiede al Signore di potere sperimentare almeno un briciolo del dolore della Sua Passione. Il Signore lo esaudisce e gli concede le Stimmate che completano e rendono visibile la conformità a Cristo presentandolo al mondo come modello affidabile da imitare.

È ancora l’amore a Cristo, che pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini (Fil 2,6-7), che spinge Francesco a lasciare ogni sogno di grandezza per farsi piccolo con i piccoli. Innamorato di Cristo, Francesco sceglie di spogliarsi di tutto e di vivere da “minore”, di vivere la vera umiltà e povertà che pur essendo visibili, non sono solo ostentazione di virtù. Ed è proprio perché si fa piccolo che Francesco viene esaltato da Cristo e reso sapiente di quella Sapienza dall’alto che è opera dello Spirito Santo, l’Amore di Dio effuso nei nostri cuori, e che diventa vita. Per il serafico Padre, infatti, la pratica del Bene deve accompagnare la scienza (Amm VII). Per questo vuole vivere il Vangelo sine glossa, senza commenti e accomodamenti, ma così come lo comprende ed, in tal modo, lo comprende sempre meglio e sperimenta quella Vita piena ed eterna che il Figlio di Dio ci ha regalato.

Festeggiando questa solennità, fratelli e sorelle, siamo chiamati non solo alla contemplazione dell’opera di Dio in Francesco, ma anche e soprattutto ad imitarne la docilità alla Grazia. Anche noi, mettendoci alla sequela di Cristo sulle orme di Francesco, siamo chiamati a corrispondere sempre meglio al Suo Amore e a vivere il Vangelo per lasciarci conformare a Cristo e realizzare pienamente la nostra vocazione battesimale. Sperimenteremo quella Vita piena ed Eterna che il mondo non conosce e contribuiremo anche noi, come Francesco al suo tempo, all’avvento del Regno. Il Signore ce lo conceda.

Fr. Marco

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