sabato 23 aprile 2022

Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi

 «Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.» (At 5,12-16)

«Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi.» (Ap 1,9-11.12-13.17-19)

«La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.  … “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”». (Gv 20,19-31)

In questa domenica, Ottava di Pasqua, nel Vangelo ascoltiamo ancora il racconto del primo giorno della settimana, il giorno della Resurrezione: la Pasqua è un evento così unico e meraviglioso, che la Chiesa sente il bisogno di dilatarlo in otto giorni per contemplarlo.

Per la Chiesa antica, questa era la domenica “in Albis” in cui coloro che erano stati battezzati a Pasqua e che per tutta la settimana avevano portato la veste bianca dei risorti, deponevano la veste battesimale. Oggi, per volere di San Giovanni Paolo II, la Chiesa celebra la Festa della Divina Misericordia.

Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!” Nella pagina di Vangelo contempliamo Gesù Risorto che entra a porte chiuse nel luogo in cui i discepoli si nascondono, donando il primo dono pasquale: la Pace. Questo è il dono che fa anche a noi qui oggi. Se glielo permettiamo, Gesù vuole entrare nel più profondo delle nostre angosce e paure per portare la Pace che solo Lui ci può donare. Anche noi, spesso angosciati dai nostri fallimenti, tradimenti e incoerenze, siamo chiamati a gioire nel vedere il Signore.

Solo dopo avere accolto in noi la Pace che il Risorto e venuto a donarci, anche noi come i discepoli possiamo essere testimoni. Non annunciatori di un “sentito dire”, ma testimoni: uomini e donne capaci di annunciare ciò che hanno sperimentato, ciò che il Signore ha compiuto nella loro vita. È per questo che, subito dopo aver donato la Pace, Gesù dona alla Chiesa lo Spirito insieme all’autorità di rimettere i peccati. La Chiesa è mandata così a continuare l’opera di riconciliazione e guarigione compiuta da Cristo. Solo accogliendo il perdono e la misericordia ricevuta, è possibile donare il perdono e vivere la Pace.

La Pace pasquale che Gesù viene a donarci, però, non è semplicemente “non belligeranza”, reciproca indifferenza, ma reciproca accoglienza e perdono. Il perdono capace di creare una nuova Vita in colui che lo riceve. Le nostre “guerre”, piccole e grandi, infatti, nascono dalla “fame di Vita” che prova l’uomo staccato da Dio a causa del peccato: separato dalla fonte della Vita, tenta disperatamente di accaparrarsi vita accumulando beni anche a scapito di chi si trova nel bisogno, cercando fama nei posti di potere, asservendo i fratelli … Un tentativo destinato al fallimento. Solo la riconciliazione col Padre, la comunione con la fonte della vita, potrà darci quella Vita che ci permetterà di vivere in Pace.

Ecco il senso della festa della divina Misericordia: accogliere nella nostra vita il perdono del Padre che ci giunge per la Passione del Figlio e per opera dello Spirito. Avendo accolto questa Misericordia, siamo chiamati a implorarla per il mondo intero a farci intercessori per la salvezza del mondo. Siamo chiamati, però, soprattutto a farci operatori di misericordia eliminando in noi ogni giudizio di condanna dei fratelli.

Chiarisco il mio pensiero: se vediamo il fratello o la sorella che sbaglia, non possiamo negare l’oggettività dell’errore. Siamo chiamati tuttavia, non a condannare e magari divulgare l’errore, ma a comprendere, giustificare e, con vero amore fraterno, correggere il fratello. Siamo chiamati ad usare misericordia, cioè ad avere “un cuore rivolto verso i miseri”.

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.  È significativo che proprio questa domenica la Parola accentui l’attenzione sulle Piaghe del Risorto: è da quelle piaghe che sgorga la sorgente della Misericordia. È per questo che la festa della Divina Misericordia è preparata da una novena che inizia il venerdì santo: dalle Sue piaghe siamo stati guariti. Il Risorto porta addosso le ferite inflittegli dalla cattiveria degli uomini, ma proprio a partire da esse usa misericordia al mondo. Anche noi siamo piagati dal nostro peccato e dal peccato dei fratelli, ma è proprio a partire dal contemplare le piaghe di Cristo e dall’unire le nostre sofferenze alle Sue, che siamo chiamati ad usare misericordia divenendo, ognuno nello stato a cui il Signore lo ha chiamato, ministri del perdono: i ministri ordinati, donando il Perdono del Padre; tutti i battezzati non rispondendo al male con il male, rinunciando alla vendetta, non resistendo al malvagio, amando i nostri nemici e pregando per loro (cfr. Mt 5,38 ss).

Tutto ciò non è facile, la nostra natura ferita si ribella. Da ciò, però, dipende l’autenticità della nostra fede. Se davvero crediamo che Gesù è risorto e che noi, nel battesimo, siamo risorti con lui, lasciamo che lo Spirito ci insegni a vivere da risorti che non temono più la morte e le ferite che il peccato nostro e altrui potrà infliggerci e preghiamo con le parole rivelate a Santa Faustina e che la Chiesa ha accolto e tramandato: Eterno Padre, ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero!

Fr. Marco

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