sabato 12 marzo 2022

«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!»

 «… “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette … Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram … » (Gen 15, 5-12.17-18)

«Perché molti … si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.» (Fil 3,17- 4,1)

«… E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante … videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. … Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo!» (Lc 9, 28-36).

In questa seconda domenica di quaresima ​la pagina evangelica ci presenta la Trasfigurazione di Gesù. Stiamo percorrendo i primi passi del cammino di conversione che ci porterà alla pasqua e il Signore offre ai suoi discepoli di ieri e di oggi la grazia di intravedere la meta. Una meta gloriosa che, tuttavia, si raggiunge attraverso la “via stretta”, ma ineludibile, della croce.

Circa otto giorni dopo … La versione liturgica omette questa notazione temporale che collega la Trasfigurazione a ciò che la precede. Nei versetti precedenti la pericope evangelica di oggi, infatti, l’evangelista Luca aveva presentato il primo annunzio della passione e le esigenze del discepolato. È facile immaginare lo sgomento che devono avere provato gli apostoli. Il Signore conosce la nostra debolezza, la debolezza della nostra fede, la nostra paura, e ci offre quest’oggi la visione della meta, dell’ “ottavo giorno”, il giorno dopo il sabato (cfr. Mt 28,1), perché possiamo farci coraggio quando il cammino si fa più difficile, quando il “non senso” sembra averla vinta

Come ad Abramo (prima lettura), anche a noi non è chiesto altro che di fidarci di Lui. Siamo invitati a  credere alle Sue Parole. È una fede ragionevole quella che ci viene chiesta: il Signore si impegna solennemente e conferma con segni concreti la veridicità della Sua Parola. Anche ad Abramo il Signore promette qualcosa che va al di là di ogni credibilità: è un uomo ormai vecchio, lontano dalla sua terra e dalla sua tribù. Il Signore gli promette una discendenza senza numero e una ricca terra che apparterà a questa discendenza. Veramente quella di Abramo è una fede che sfida ogni speranza umana! Una fede capace di fondarsi solo sulla Parola di Colui che promette.

Il Signore, tuttavia, conosce la fatica di Abramo e si piega sulla sua debolezza offrendogli un solenne impegno nelle modalità che gli erano ben note. Era, infatti, un uso comune ai popoli del Vicino Oriente Antico quella di giurare e stabilire alleanze passando in mezzo a carcasse squartate di animali uccisi: i due contraenti, con il passaggio, si impegnavano a rispettare il patto; la pena per la trasgressione era essere squartati come quegli animali. Ritengo sia importante notare, però, che nel brano di Genesi solo la “Fornace ardente” (chiara rappresentazione della presenza di Dio) passa attraverso le carcasse: è Dio che si impegna! È solo sulla Sua fedeltà che si fonda l’alleanza!

Ciò è valido anche per noi: la Nuova Alleanza è fondata sulla fedeltà di Dio. Non ci sono più le carcasse di animali immolati, ma Lui stesso, immolato per amore sulla croce, si offre a garanzia della promessa. A noi chiede solo di accogliere la Sua fedeltà, di fidarci del Suo amore, di ascoltare e obbedire alla Sua Parola. Un ascolto chiamato a diventare, discepolato, sequela e imitazione: come Abramo anche noi siamo chiamati ad “uscire dalla nostra terra”, a lasciare le logiche del mondo, dell’egoismo, dell’edonismo e del potere, per percorrere nuove strade, per vivere secondo una logica nuova, quella dell’amore che si dona senza riserve fino a morire per l’amato, la logica della Croce. Come ci ricorda l’apostolo Paolo, siamo chiamati a non comportarci da “nemici della Croce”.

Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. Trovo attualissime queste parole. Quante volte attorno a noi vediamo fratelli e sorelle, che hanno smarrito il senso e la direzione della loro vita, ostentare con orgoglio le peggiori nefandezze, pretendere di chiamare giusto e “diritto” ciò che va contro la legge di Dio! Avendo smarrito l’orizzonte dell’eternità, sono tutti presi dalle cose della terra. Tutto questo, purtroppo, non sarà senza conseguenze: la loro sorte finale sarà la perdizione.

Viviamo, allora, come “cittadini del Cielo” (Cf Fil 3,20) e, fissando la nostra speranza nel nostro Salvatore, trasformiamo ogni giorno, con la nostra vita, questo mondo nel Regno dei Cieli.

Fr. Marco

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