«In quel tempo,
sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. …
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli
uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.» (Dn
12,1-3)
«Cristo, invece,
avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla
destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei
suoi piedi.» (Eb 10,11-14.18)
«In quei giorni, dopo
quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le
stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e
gloria.» (Mc 13,24-32)
Con la trentatreesima domenica si conclude il Tempo
Ordinario (domenica prossima, con la solennità di Cristo Re, si concluderà
l’anno liturgico), per questo motivo oggi la Parola ci presenta “le cose
ultime” e la Speranza finale.
Là dove una certa “letteratura” e filmografia vedono soltanto
catastrofe (la “fine del mondo”), infatti, il cristiano è chiamato a scorgere
l’inizio della Vita Piena ed Eterna: la venuta finale del nostro Signore Gesù
Cristo e la ricapitolazione della storia che confluisce nell’eternità.
Un’eternità di gioia per coloro che hanno saputo attenderla e hanno vissuto
tenendo costantemente lo sguardo su questo orizzonte; un’eternità di rovina (la
“morte secunda” la chiamerebbe S. Francesco) per coloro che si sono lasciati
rinchiudere negli stretti orizzonti del “mondo” ed hanno vissuto secondo la
logica egoistica che il mondo insegna.
“In quel tempo …”; “In quei giorni …”.
Il tempo e i giorni cui si riferiscono la prima lettura e
il Vangelo, sono quelli in cui l’iniquità ha raggiunto il suo culmine;
umanamente parlando, non si scorge più speranza: la misura è colma, le
“tenebre” sembrano averla vinta. Proprio al culmine dell’iniquità, però, quando
sembrerebbe che tutto sia perduto, il cristiano sa che si manifesterà la
Vittoria di Cristo: le “tenebre”, infatti, sono già sconfitte; il Signore Gesù
Cristo ha già vinto il peccato, la morte e il mondo (II lettura). Ora si
attende solo la manifestazione finale di questa vittoria.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima
che tutto questo avvenga. È forte la tentazione di riconoscere nei nostri
giorni “quei giorni”, il culmine dell’iniquità: gli orrori che quotidianamente
ci sono riportati dai telegiornali possono orientare in tal senso il nostro
pensiero. Senza cadere in facili millenarismi, oggi Gesù nel Vangelo, con la
parabola del fico, ci invita a sapere scorgere i “segni dei tempi”, a fare
attenzione a non farci trovare impreparati all’arrivo dell’“estate”. La fine
del nostro tempo in questo mondo, infatti, di cui nessuno conosce l’ora eccetto
il Padre, coinciderà per noi con la fine del mondo. È oggi, quindi, in questo
tempo, che siamo chiamati a scegliere con chi schierarci: se unirci al corteo
trionfale di Cristo riconoscendo la sua Signoria e, quindi, obbedendo alla Sua
volontà ; o schierarci con ciò che si oppone a Lui e procurarci, quando la
vittoria di Cristo sarà manifesta, la rovina eterna. Con il Mistero Pasquale di
Cristo sono iniziati gli “ultimi tempi” in cui celebriamo sempre “in attesa
della Sua venuta” (vedi il Mistero della Fede). Gli eventi della vita, allora,
diventano occasioni perché possiamo riconoscere l’imminenza della Sua venuta. Per
questo è importante mantenere un clima di costante vigilanza; non a caso il
Signore si rifiuta di rivelare il “quando”: per noi non è importante sapere il “quando”,
ma è fondamentale mantenere desta la nostra attesa e il nostro desiderio
perché, al momento dell’Incontro Finale, la nostra gioia sia piena.
Fr. Marco
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