«Quella andò e fece
come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi
giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì,
secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.» (1Re
17,10-16)
«… Invece ora, una
volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato
mediante il sacrificio di se stesso.» (Eb 9,24-28)
«In verità io vi dico:
questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti
infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria,
vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». (Mc
12,38-44)
Domenica scorsa Gesù, rispondendo allo scriba che lo
interrogava, ci ha indicato il primo e fondamentale comandamento: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo
cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza
[…] Amerai il tuo prossimo come te stesso». Questa domenica, trentaduesima
del Tempo Ordinario, la Parola di Dio ci presenta un modello di applicazione
del duplice comandamento dell’amore.
Nella prima lettura, infatti, ascoltiamo di una vedova poverissima
che, in tempo di carestia, non rifiuta per amore di Dio di condividere con il
Profeta il poco che ha. Si fida della parola di Dio annunciata da Elia: il
Signore provvederà. Ecco che l’amore e la fiducia in Dio diventano
concretamente amore del prossimo e capacità di condividere con lui il poco che
si possiede.
Nel Vangelo è ancora una vedova che viene presentata dal Maestro
come modello di comportamento. Una vedova capace di amare Dio con tutto se
stessa: non tiene per sé il poco che possiede, ma dona tutto quanto aveva per vivere. Non importa se ciò che possiamo dare
sia tanto o poco: il Signore non chiede tanto, chiede tutto! Ciò che conta è
che doniamo con tutto il cuore, che doniamo con un amore pieno per Lui, che gli
consegniamo tutta la nostra vita.
Quanto spesso, invece, noi ci comportiamo come i ricchi che
donano parte del loro superfluo.
Tratteniamo per noi, vogliamo “salvarci la vita” e ci guardiamo bene dal
consegnarla al Signore. Per Dio abbiamo solo i ritagli di tempo, misuriamo il
dono della nostra vita: « … fin qui, ma non oltre». Lui, Amore illimitato,
accoglie ciò che noi vogliamo dargli, ma finché non gli consegneremo tutto, non
potrà fare della nostra vita il capolavoro che vorrebbe.
«Guardatevi dagli
scribi […] Essi riceveranno una condanna più severa». Oltre l’esempio
positivo dell’amore totale della vedova e l’esempio negativo dell’amore
parziale dei ricchi, quest’oggi il Vangelo, nella sua versione estesa, si apre
con l’ammonizione di Gesù a guardarsi dall’ipocrisia di quanti, sotto
un’apparenza religiosa, non amano per niente Dio, ma solo il proprio Io e usano
per la propria gloria persino le cose sante. L’amore per Dio e l’amore per
l’Io, infatti, si escludono a vicenda e se l’Io non viene messo al servizio di
Dio, si finisce per mettere Dio al servizio dell’Io. Di loro dice Gesù che riceveranno una condanna più severa.
Sull’esempio della vedova del Vangelo, guardiamo, allora,
Gesù che, sacrificando se stesso per redimerci dal peccato, tutto si è donato a
noi e niente ha tenuto per sé e impariamo anche noi a donare a Dio “tutto
quanto abbiamo per vivere”. Vedremo come il Signore sarà capace di moltiplicare
il poco che noi gli consegniamo facendo delle nostre vite quel capolavoro per
le quali le ha create. Il Signore ce lo conceda.
Fr. Marco
Nessun commento:
Posta un commento