«“Eldad e Medad
profetizzano nell’accampamento”. … Ma Mosè gli disse: “Sei tu geloso per me?
Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di
loro il suo spirito!”». (Num 11,25-29)
«Ecco, il salario dei
lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato,
grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore
onnipotente.» (Giac 5,1-6)
«“Maestro, abbiamo
visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché
non ci seguiva”. Ma Gesù disse: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno
che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non
è contro di noi è per noi”.» (Mc 9,38-43.45.47-48)
La Parola di Dio della XXVI domenica del tempo
ordinario ci parla della gelosia e dell’ invidia degli uomini nei confronti dei
doni che con liberalità Dio elargisce ai loro fratelli: Giosuè è geloso dei due
anziani rimasti all’accampamento, l’apostolo Giovanni è geloso dell’uomo che,
pur non seguendo Gesù, scaccia demòni nel suo nome. In realtà, dinanzi alla
liberalità di Dio dovremmo rallegrarci e fare attenzione al modo in cui usiamo
i doni che sono stati concessi a noi.
Come ci ricorda il serafico padre S. Francesco di cui ci
appressiamo a celebrare la festa, Dio è “il datore ci ogni bene”; «Tu sei il
bene, tutto il bene, il sommo bene» esclama nelle Lodi di Dio Altissimo. Troppo
spesso, però noi assolutizziamo i beni di Dio facendone degli idoli, attaccando
loro il cuore, volendoli possedere. Facciamo “oggetto di rapina” ciò che Dio
vuole concederci. Ubriacati dal desiderio di affermare il nostro io, arriviamo
ad essere invidiosi anche delle capacità dei nostri fratelli.
Oggi la Parola di Dio ci invita ancora una volta a
conversione, a cambiare il nostro modo di pensare e la direzione del nostro
sguardo. Alziamo gli occhi dai beni di Dio al Datore di ogni bene e ricordiamo
che è il Padre che si prende cura dei suoi figli. Prendiamo consapevolezza che
ogni bene, ogni capacità, nostra e dei nostri fratelli, è data dal Padre per il
bene della Chiesa. Per questo motivo siamo invitati a rallegrarci per i beni e
le capacità dei nostri fratelli e a fare attenzione a come usiamo i beni e le
capacità che sono state date a noi. Ciascuno riceverà la giusta ricompensa per
il modo in cui è stato capace di condividere i doni che gli sono stati
affidati, fosse anche solo “un bicchiere d’acqua”.
La Parola di oggi, però, ci invita soprattutto a ricentrare
la nostra vita su ciò che veramente va cercato al di sopra di ogni bene: la
comunione con Dio. Per fare questo siamo invitati ad abbandonare ogni relazione
con gli idoli, a cominciare dal nostro Io che continuamente vuole ergersi
contro Dio. È per questo che oggi nel Vangelo il Maestro ci invita a “tagliare”
ciò che ci dà scandalo, che ci è d’inciampo nel nostro cammino verso il Sommo
Bene. Recuperiamo, allora, la centralità di Dio e dei nostri fratelli nella nostra
vita. Viviamo concretamente il comandamento dell’amore condividendo con i
fratelli, per amore di Dio, ciò che il Signore ci ha concesso. “Restituiamo” a
Dio, secondo ciò che insegna il serafico padre san Francesco, il bene che ci ha
affidato non attribuendolo al nostro io, ma usandolo per i fratelli e lodando
il Datore di ogni Bene. Il Signore ce lo conceda.
Fr. Marco
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