sabato 7 aprile 2018

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!


«La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.» (At 4,32-35)

«Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.» (1Gv 5,1-6)

«“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”». (Gv 20, 19-31)

Nella seconda domenica di Pasqua per volere di s. Giovanni Paolo II celebriamo la Festa della Divina Misericordia.
La liturgia della Parola ci colloca ancora in quel “primo giorno della settimana” in cui la morte è stata sconfitta e la Vita ha vinto. Il sepolcro è aperto, Maria Maddalena ha portato agli apostoli l’annuncio della resurrezione ed essi stessi hanno visto il sepolcro vuoto.
Il Vangelo di oggi, tuttavia, inizia descrivendo un contesto di chiusura a causa della paura: la tomba è stata aperta, ma la porta del cuore degli apostoli è ancora chiusa ed essi sono timorosi. In questo contesto di chiusura e paura il Signore mostra la sua Misericordia presentandosi ai discepoli e donando loro quella Pace che sola è capace di suscitare una gioia che il mondo non conosce e che nulla può toglierci.
«Pace a voi!». Il saluto di Cristo, infatti, non è un augurio, ma è il dono pasquale per eccellenza, il frutto della redenzione: la riconciliazione con Dio non più visto come un padrone tirannico, ma come un Padre amoroso.
Vorrei sottolineare il fatto le porte del cenacolo restano chiuse: il Signore ha già aperto il sepolcro e sconfitto la morte e, con essa, ogni paura; noi, però, siamo chiamati ad aprire la porta del nostro cuore alla Sua Misericordia che viene a donarci la Grazia e la Gioia perché possiamo uscire dalle nostre paure e annunziare la Sua resurrezione. 
«A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati». Dopo avere donato loro la Pace, il Risorto dona ai suoi apostoli anche l’autorità di trasmettere il perdono e la Pace (citati nella formula dell’assoluzione): dona lo Spirito per la remissione dei peccati e costituisce i suoi apostoli ministri della Sua Misericordia.
Il Vangelo di oggi, però, ci mostra anche un’ulteriore manifestazione della Misericordia Divina che si china sull’incredulità di Tommaso per vincerla. Tommaso, infatti, forse è rimasto talmente scandalizzato dalla passione, da non riuscire a credere nella resurrezione. Gesù ha misericordia di Lui e gli concede la prova che aveva richiesto. 
«Mio Signore e mio Dio!» La tradizione e l’arte (penso per esempio al dipinto di Caravaggio in questo post) ci consegnano l’immagine di Tommaso che tocca le piaghe. È possibile che sia avvenuto così, l’evangelista però non lo specifica. Possiamo lecitamente supporre, perciò, che a Tommaso sia bastato sperimentare la Pace donata da Gesù e ascoltare la Sua voce per riconoscere il Maestro esprimere, lui “l’incredulo” la più completa professione di fede nella divinità di Gesù chiamandolo Signore e Dio.
È proprio grazie alla incredulità di Tommaso, infine che il Signore riversa anche su di noi la Sua Misericordia formulando quella beatitudine che ci riguarda in prima persona: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Una beatitudine che raggiunge anche noi nella misura in cui abbiamo quella fede che vince il mondo (II lettura), quella fede che diventa fiducia, confidenza, e che, per questo, vince ogni paura e ci rende capaci di amare i fratelli.
Fidandoci di Lui, infatti, confidando nel Suo Amore misericordioso e provvidente, non avremo più paura della morte, non avremo più bisogno di accaparrare cose quasi che da esse debba venirci la Vita: saremo capaci di usare misericordia verso i nostri fratelli e di condividere (I lettura). Raggiunti dalla Sua misericordia attraverso i Sacramenti e riconciliati con il Padre, inoltre, saremo ricolmi di una gioia tale da renderci capaci di affrontare qualsiasi prova nell’attesa dell’incontro finale con Lui. Auguri.
fr. Marco

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