« … il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.» (Ef 1,3-6.15-18)
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. […] Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,1-18)
Oggi, seconda domenica dopo Natale, nella pagina di Vangelo ascoltiamo ancora il “Prologo di Giovanni” che ci fa contemplare il Verbo, il Logos divino, che si fa carne; la Sapienza che viene a piantare la tenda in mezzo al suo popolo per rivelare agli uomini chi è Dio e quali progetti d’amore ha per noi.
«Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto». Tragicamente, ciò che è avvenuto più di 2000 anni fa continua ad avvenire oggi. Viene nel mondo Colui per mezzo del quale tutto è stato creato; il Logos in cui tutto il creato trova la sua logica, il suo senso. Ma gli uomini, immersi nelle tenebre del non senso, non l’hanno accolto.
L’impressione è che nel mondo occidentale odierno, accecato dal proprio “delirio di onnipotenza”, dal “lume” della propria “ragione”, tutti hanno diritto di parola, tranne il Verbo di Dio. Tutti vanno rispettati, tranne il messaggio cristiano offendendo il quale non solo non si incorre in alcuna censura, ma al contrario si viene elogiati come persone “libere”. Una parte del mondo contemporaneo continua a rifiutare violentemente il Verbo di Dio.
Una parte del mondo, immerso nelle tenebre, ha rifiutato e continua a rifiutare il Logos e, di conseguenza, ha perso il senso del vivere, si è smarrito in preda alle proprie “passioni”. Si è perso il senso del creato: tutto viene sfruttato indiscriminatamente senza alcun rispetto per la natura e le generazioni a venire. Si è perso il senso dell’umanità, per cui l’altro viene usato come un oggetto del proprio piacere su cui accampare diritti: il sesso viene slegato dall’amore e dalla procreazione; i figli diventano un oggetto di diritto da pretendere e, eventualmente, acquistare; le donne vengono strumentalizzate (con grande danno alla loro salute), approfittando del loro stato di necessità, come incubatrici nella barbarica pratica dell’utero in affitto.
In questa società ufficialmente laica, ma cripticamente dogmatica, in cui si vuole imporre un modo di pensare e di vivere anticristiano, si viene attaccati e “messi alla gogna” anche solo affermando una verità palese e logica come quella che un figlio può nascere solo da un uomo e una donna.
«A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Oggi la Parola, oltre a ricordarci qual è il senso della Creazione, ravviva la nostra Speranza indicandoci il progetto del Padre per noi: renderci Figli, capaci di stare al Suo cospetto e vivere la Vita bella ed eterna che Egli ha pensato per noi. Una vita piena di senso dove tutto, anche la fatica e la sofferenza (imprescindibile nella nostra condizione mortale) hanno il loro senso. Figli di Dio in senso pieno, infatti, non lo siamo per nascita. Per nascita siamo sue creature, volute e amate, ma diventiamo Figli solo accogliendo il Figlio, riconoscendolo Signore della nostra vita e rinascendo in Lui.
Il Verbo si è fatto carne, si è fatto uno di noi, è entrato in tutte le situazioni di miseria dell’umanità mostrando la Sua misericordia. Una misericordia, però, che non è “lassismo”, un’indulgenza che lasci l’uomo nella miseria in cui si trova, ma che aiuta l’umanità a risollevarsi dalla miseria in cui vorrebbero relegarla le sue passioni.
Accogliamo il Logos di Dio che ci mostra il Suo amore nel risollevarci dalla nostra miseria. Permettiamo alla Luce vera che viene nel mondo di rischiarare le nostre tenebre. Incarniamo quotidianamente il messaggio del Vangelo vivendo la nostra vita guidati dalla Sua Luce. Sperimenteremo quella Sapienza che dà sapore alla nostra vita.
Fr. Marco
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