giovedì 4 gennaio 2024

Cammineranno le genti alla tua luce

 «Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te.» ( Is 60,1-6)

« … le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.» (Ef 3,2-3.5-6)

« … alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”» (Mt 2,1-12)

Nella solennità dell’Epifania, celebriamo la “manifestazione” (in greco epifania) del Signore al mondo intero, a tutti i popoli rappresentati dai Magi venuti dall’oriente. La tradizione popolare parla di “tre re” per i doni che offrono a Gesù: oro per il re dei re della terra, incenso per onorare il Verbo di Dio fatto uomo e mirra simbolo della passione salvifica che Egli avrebbe accolto per noi. I tre Magi, però, rimandano anche ai tre figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, in quanto rappresentanti di tutta l’umanità che da essi sarebbe discesa. Gesù, Luce del mondo, viene per essere conosciuto da tutti i popoli e perché tutti possano scoprire in Lui il senso della vita.

Nella seconda lettura di oggi, infatti, San Paolo ci ricorda che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo. È questo il disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo, come recita un’antifona della liturgia dei Vespri. È questa la missione della Chiesa: annunciare che Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, è la pienezza della rivelazione del Padre e che solo nel Suo nome c’è salvezza (Cfr At 4,12). Per questo prega Gesù, nella “preghiera sacerdotale” fatta durante l’ultima: perché, per la testimonianza degli apostoli, tutti credano in Lui e siano una cosa sola ( Gv 17, 20-21).

Vorrei soffermarmi sulla modalità della manifestazione di Gesù al mondo riportata nella pagina del vangelo odierno: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». In queste parole dei Magi è sintetizzato il modo in cui tutti “gli uomini di buona volontà” possono accogliere la manifestazione del Signore: la Creazione (la stella) e la Scrittura, la sua autorivelazione al Suo popolo (… così è scritto per mezzo del profeta …). I Magi si mettono in cammino guidati dalla Stella, simbolo della creazione scrutata con attenzione e sapienza. La creazione parla del Creatore, l’ordine del cosmo ci parla di colui che l’ha ordinato. Ogni uomo di buona volontà, scrutando la creazione e le  sue leggi, può giungere a comprendere qualcosa del Creatore. Tuttavia ciò non basta: i Magi hanno bisogno di chiedere indicazioni ai rappresentanti del popolo eletto. L’uomo, che anche senza esserne cosciente cerca Dio e in Lui la Vita, non può da solo giungere a conoscerlo pienamente. Per questo Dio gli si fa incontro con la sua autorivelazione nella Scrittura e, nella pienezza del tempo, venendo Lui stesso a manifestare il Suo Amore per noi. Solo alla luce di questa rivelazione, di cui noi cristiani siamo chiamati ad essere testimoni credibili, anche il cosmo torna ad avere un senso pieno: la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva.

La liturgia della Parola si apre oggi con la descrizione di una situazione di “tenebra”, di oscurità; una situazione in cui sembra che non ci sia speranza. In queste tenebre spunta la Luce, la Speranza: il Signore dà un segno della sua presenza nel mondo attraverso la gloria di Gerusalemme.

Oggi il segno della presenza di Dio nel mondo, il segno che deve dare speranza e invitare alla gioia, è la Chiesa, l’assemblea dei battezzati, il nuovo popolo di Dio, la Gerusalemme Celeste del “già e non ancora”, cioè già presente nel mondo, ma non ancora pienamente rivelata; è per questo che proprio oggi si legge “l’annuncio del giorno di Pasqua”: si annuncia il Mistero di Cristo di cui tutto l’anno liturgico è memoriale e attuazione. Per i nostri contemporanei, quindi, è la Chiesa, il popolo della nuova ed eterna alleanza, il segno che rende manifesta la gloria di Dio.

Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. La manifestazione di Dio, però, non è per tutti motivo di gioia. Gli “Erode” di ogni tempo vedono in Lui un avversario, una minaccia alla propria “sovranità”. L’uomo corrotto dal peccato è assetato di Vita, ed è convinto di poterla avere solo senza Dio. Creato a immagine di Dio e per stare in comunione d’amore con Lui, l’uomo dopo il peccato non accetta limiti alla propria autonomia e si ribella contro il Creatore e le leggi della creazione.

Nel mistero del Natale, tuttavia, il Signore, nel fragile segno di un bimbo in braccio a sua madre, ci rivela che non ci è avverso, non è nemico della nostra piena realizzazione; tutt’altro: in Cristo Gesù, tutti i popoli, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, sono chiamati alla pienezza della Vita.

Dinanzi alla rivelazione dell’amore del Signore, i Magi provarono una gioia grandissima. Anche noi, come loro, siamo chiamati quest’oggi, da uomini liberati dalla schiavitù del peccato e delle passioni, a prostrarci in adorazione del Signore della Vita.

Fr. Marco

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