«Gesù Cristo è il testimone fedele, il
primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.» (Ap 1,5-8)
«Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei
Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di
me?» … «Il mio regno non è di questo mondo…» (Gv
18,33-37)
Nella solennità di Cristo Re, quest’anno il Vangelo non ci propone una
teofania gloriosa, ma uno stralcio dell’ingiusto processo di Gesù dinanzi a
Pilato.
«Sei tu il re dei Giudei?» Alla
domanda di Pilato sulla sua regalità, Gesù risponde in modo da chiarire di
quale tipo di regalità si stia parlando: la regalità secondo il mondo, che
Pilato conosce bene («Dici questo da te …»), o la regalità del
Messia atteso dai Giudei (… altri ti hanno parlato di me?). La
regalità di Gesù, tuttavia non è né l’una né l’altra: non è secondo il mondo e
trascende le malintese attese dei Giudei.
Credo, però, che la domanda del Signore
possa essere rivolta anche a noi nel tentativo di farci prendere posizione:
Gesù è il nostro re, il nostro Signore? Diciamo così “per sentito dire”,
ripetendo qualcosa che ci hanno insegnato, o perché realmente abbiamo scelto di
vivere sotto la sua Signoria? Siamo di quelli che dicono “Signore,
Signore …”, o di quelli che mettono in pratica la Parola? Sappiamo bene
che Gesù ci ha avvertiti: «Non chiunque mi dice Signore, Signore, … ma
chi fa la volontà del Padre mio entrerà nel Regno.» (Mt 7,21)
«Il mio regno non è di questo mondo
…» Non si possono servire due padroni: non possiamo dirci
discepoli di Cristo e vivere secondo il mondo. Quest’oggi sono a confronto la
regalità del mondo e la regalità secondo il Vangelo: Pilato, la “regalità” del
mondo, affermerà qualche versetto più sotto di avere il potere di salvare o
condannare, ma in realtà, lo sappiamo bene, è schiavo: del suo “potere”, che
non vuole perdere; della folla alla quale deve dare soddisfazione; del sinedrio
che lo costringe a condannare a morte un uomo in cui, come dice lui stesso, non
trova alcuna colpa. Gesù, invece, è re secondo la verità: è libero e liberamente
si dona per amore. Come lui stesso aveva affermato qualche pagina prima, «Nessuno
mi toglie la vita, ma la offro da me stesso» (Gv 10,18). Ecco la vera
regalità che è libertà e capacità di amare senza condizionamenti e fino alle
estreme conseguenze.
La Croce, che da sempre ha fatto scandalo
al mondo, è il trono da cui Gesù regna sul mondo; il trono in cui si manifesta
pienamente l’amore di Dio per noi; il trono su cui Gesù vittorioso ha sconfitto
tutto ciò che ci rendeva schiavi, per renderci un regno di “re, sacerdoti e
profeti” liberi e capaci di offrire la nostra vita per amore. Liberi di
spendere la vita donandole un senso che il mondo non conosce.
Gesù è chiaro: il suo Regno non è di
questo mondo. Lui è il sovrano dei re della terra (II lettura), il
Re dei re, come titolava un film di qualche decennio fa, ma la sua regalità si
manifesta in un modo assolutamente sconosciuto al mondo: donando la vita per
amore!
Se oggi celebriamo questa solennità è
perché possiamo prendere posizione. È la nostra vita ad essere in gioco:
possiamo metterla sotto la signoria del mondo cercando il potere, l’avere e il
piacere; mettendo sempre il nostro io al centro della nostra vita. Al momento
della verità, però, scopriremo che una vita così vissuta è vuota, insignificante
… Oppure possiamo metterla sotto la signoria di Cristo, imparando da Lui a
Vivere pienamente donando la vita per amore, mettendo il “Tu” di Dio e del
fratello al centro della nostra vita: sperimenteremo una gioia e una pienezza
di senso della vita che il mondo non conosce e non comprende!
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