sabato 10 luglio 2021

Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo!

 «Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele». (Am 7,12-15)

«Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità …» (Ef 1,3-14)

«Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.» (Mc 6,7-13)

In questa XV domenica del Tempo Ordinario la Parola di Dio ci invita a riflettere sul nostro essere chiamati alla missione. Per il nostro battesimo, infatti, conformati a Cristo Re, Sacerdote e Profeta, siamo chiamati alla profezia, ad annunziare il Regno dei Cieli, per ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. Una chiamata gratuita, che non abbiamo cercato né meritato, in cui è il Signore con la Sua liberalità ad avere l’iniziativa. A noi solo la responsabilità della risposta.

… mi prese, mi chiamò … Il Signore mi disse. Nella prima lettura ascoltiamo il profeta Amos che riconosce la gratuità della scelta del Signore. Così nel Vangelo: è il Signore che chiama e manda. È Lui che prende l’iniziativa ed è ancora il Signore che dona la grazia per compiere la missione.  La seconda lettura, inoltre, ci ricorda che tutti noi siamo stati scelti e chiamati ad essere santi e immacolati nella carità.

L’evangelista S. Marco nel capitolo 3 del suo Vangelo, aveva annotato che Gesù «chiamò a sé quelli che egli volle … perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.» (Mc 3,13-15). Dopo avere descritto lo stare con Lui, nei capitoli che precedono la pericope odierna, questa Domenica l’evangelista ci racconta l’invio in missione. Una missione in cui i Dodici, capostipiti del Nuovo Israele, sono invitati a non fare affidamento sulle loro forze o su “sicurezze mondane”: possono prendere con se solo il bastone, simbolo del loro essere pellegrini e forestieri (Cfr 1Pt 2,11) che si affidano solo alla potenza di Colui che li invia e del Vangelo che annunciano.

Prese a mandarli a due a due. Fondamentale è rimanere nella comunione con il Maestro e quindi con i fratelli. Ecco perché il Signore li invia a due a due: perché lì dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, Lui è in mezzo a loro (Mt 18,20) e perché solo se avranno amore l’uno per l’altro saranno riconoscibili come discepoli del Cristo (Cfr. Gv 13,35)

… proclamarono che la gente si convertisse … Prima ancora dello scacciare i demòni e dell’operare guarigioni, l’evangelista nota l’appello alla conversione, a lasciare, cioè, le proprie vie e la via del peccato, per accogliere il Vangelo. Convertirsi è ciò che altrove san Paolo descrive esortando «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.» (Rm 12,2). È a partire da questo che è possibile entrare nella Signoria di Cristo ed essere guariti e liberati.

Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero … La missione, tuttavia, comporta anche il rischio del rifiuto. Coloro che vivono nella logica del mondo, asserviti alla ideologia dominante, mal sopportano l’annuncio della Parola. Ne fa l’esperienza Amos nella prima lettura, ma ne fanno esperienza anche i profeti di tutti i tempi. Dinanzi al rifiuto, il Maestro comanda agli apostoli un gesto profetico: «andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». È il gesto di chi prende le distanze, di chi non vuole mischiarsi con certe logiche e rimanda tutto al Giudizio divino (i passi paralleli citano la punizione di Sodoma e Gomorra).

Prendendo consapevolezza del fatto che siamo stati amati e chiamati fin da prima della creazione del mondo, uniamoci a S. Paolo nel benedire il Padre del Signore nostro Gesù Cristo e impariamo a corrispondere a tanto amore, rendendo la nostra testimonianza, lì dove il Signore ci ha voluti, confidando non sulle nostre capacità o su i mezzi che sapremo procurarci, ma sul Fatto che Colui che ci ha chiamati ed inviati non ci lascia soli e opera anche attraverso di noi.

Fr. Marco

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