
«… Abramo stese
la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo
chiamò dal cielo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”. L’angelo
disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che
tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito”» (Gen
22,1-2.9.10-13.15-18)
«Fratelli, se Dio è
per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio
Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa
insieme a lui?» (Rm 8,31-34)
« … E apparve
loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. … Venne una nube che li coprì con
la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato:
ascoltatelo!”. E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno,
se non Gesù solo, con loro.» (Mc 9,2-10)
Il percorso spirituale della quaresima, dopo averci
condotti nel deserto con Gesù, la seconda domenica prosegue conducendoci sul
Tabor, il monte sul quale il Maestro ci fa intravedere la fine del cammino da
poco intrapreso: la gloria della Resurrezione.
La pericope evangelica di questa domenica dall’evangelista
Marco è introdotta da un rimando a ciò che la precede: “sei giorni dopo”. Nei
versetti precedenti l’evangelista aveva raccontato la “confessione” di Pietro,
il primo annunzio della passione e l’enunciazione, da parte del Maestro, delle
“esigenze del discepolato” (Mc 8, 27-38). Ora, sei giorni dopo questi eventi e
in conseguenza di essi, Gesù conduce Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre
testimoni privilegiati, su un alto monte e mostra loro la sua
gloria.
È il monte a fare da immediato collegamento tra la prima
lettura e il Vangelo. Abramo sale sul monte con Isacco, il figlio amato, per
sacrificarlo in obbedienza al Signore. Gesù, invece, sul monte è trasfigurato e
conversa con Mosè ed Elia (rappresentanti la Legge e i Profeti). L’evangelista
Marco non riferisce l’argomento della conversazione. Solo Luca ci dice che
«parlavano del suo esodo che stava per compiersi a Gerusalemme» (Lc 9,31) cioè
della sua Passione, Morte e Resurrezione.
Insieme al tema della glorificazione viene introdotto il
tema della Passione: per giungere alla gloria che oggi Gesù ci fa intravedere,
è imprescindibile passare per la Croce accolta e abbracciata in obbedienza e
per amore. Una donazione d’amore che, contrariamente a ciò che accade per
Isacco, giunge fino alla fine (Cfr. Gv 13,1), fino al dono della
vita. Come ci ricorda la seconda lettura di oggi, infatti: il Padre non ha
risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi.
Questi è il Figlio
mio, l’amato: ascoltatelo! La manifestazione della Gloria di Dio
giunge al suo culmine con la “nube” e la “voce dal Cielo” che, richiamandosi a
quella del battesimo (Mc 1,11), dà inizio alla seconda parte del Vangelo di
Marco. La Voce, infatti, conferma e completa la confessione di Pietro (Mc 8,29)
ed esorta all’ascolto del suo insegnamento e, quindi, alla sua sequela.
L’oggetto di tale ascolto è costituito da ciò che precede e segue
immediatamente: l’annuncio della Passione e l’esigenza della sequela sulla via
della Croce vissuta come donazione d’amore.
Questi è il Figlio
mio, l’amato. Vorrei sottolineare questo amore che il Padre attesta verso
il Figlio che è incamminato sulla via della Croce e al quale la Croce non verrà
risparmiata. Quante volte, quando ci troviamo nella sofferenza, noi abbiamo
dubitato dell’amore del Padre! Il fatto che il Padre permetta che attraversiamo
la sofferenza non deve farci prestare ascolto alla voce del maligno che insinua
che Dio non ci ama. La Croce, la donazione della vita per Amore, infatti, è
imprescindibile, è l’unica Via per giungere alla gloria della Resurrezione.
Se anche noi, seguendo il Maestro, sapremo prendere ogni
giorno la nostra Croce e donare la vita per amore facendo delle nostre
sofferenze un’offerta, allora, divenuti conformi a Cristo, anche per noi il Padre
potrà dire “Questi è il Figlio mio, l’amato”.
… non videro più
nessuno, se non Gesù solo, con loro. Continuiamo, allora il nostro cammino
con la consapevolezza che il nostro Maestro è con noi. Lui è il Signore, il
Figlio amato; anche se sceglie di nascondere la Sua divinità, anche
nell’ordinarietà della nostra vita, non dubitiamo della Sua vicinanza e
percorriamo la strada che Lui ci ha insegnato.
Fr. Marco.
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