«Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, … umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.» (Fil 2,6-11)
«… chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. … io sto in mezzo a voi come colui che serve. … Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà … Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco? …«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». … Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. … Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto» (Lc 22,14 - 23,56)
Questa domenica è chiamata domenica delle palme perché inizia con la solenne commemorazione dell’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme: in ricordo del suo ingresso trionfale, benediciamo le palme e i rami di ulivo. Per la liturgia, però, si chiama anche domenica della Passione del Signore perché leggiamo il racconto della sua passione e della sua morte.
Il brano del profeta Isaia tratto dal terzo cantico sul servo sofferente di Iahwè, ci dà la chiave di lettura degli eventi della passione che ascoltiamo nel Vangelo. La docilità obbediente fino alla sofferenza fa parte della missione del servo. Nell’obbedienza, però, risiede la vittoria.
«Egli spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato al di sopra di tutto». San Paolo, riportando ai Filippesi un antico inno cristiano sulla kenosi, ci ricorda che la gloria di Cristo Gesù, il Figlio eterno del Padre che assume il ruolo del servo di Iahwè, sta nello spogliarsi completamente, nell’abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino alla morte. La parola essenziale è: “Per questo”. L’elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati.
«Veramente quest’uomo era giusto». La passione di Gesù rivela pienamente il suo essere Giusto, cioè secondo la volontà del Padre. La categoria biblica di “giustizia”, infatti, non riguarda tanto il “dare a ciascuno il suo”, ma è soprattutto il compiere la volontà di Dio; potremmo anche tradurre “giusto” con “santo”. Gesù è il “Santo dei Santi”. Nella cella più interna del tempio, “il santo dei santi”, era custodita l’arca come testimonianza della presenza e della potenza di Dio. Gesù è il vero “Santo dei Santi” perché il lui risiede realmente la pienezza della santità, della divinità, e questa si manifesta pienamente nella sua Passione che porta a compimento il mistero di una vita donata per amore. Poiché Dio è Amore (cfr. 1Gv 4,8). Il racconto dell’evangelista Luca, infatti, sottolinea come anche durante il momento più buio della sua vita Gesù è sempre rivolto con misericordia agli altri e consegnato, abbandonato per amore, alla volontà del Padre.
«La folla … ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto». Anche noi imprimiamoci bene in mente quale sia la misura dell’amore di Dio per noi, cosa ha sofferto per la nostra salvezza, e chiediamogli la grazia di ammorbidire il nostro cuore di pietra cosicché possiamo corrispondere a tanto amore amando Lui con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, e il prossimo come noi stessi.
Fr. Marco
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