sabato 18 marzo 2023

Gesù è la Luce del mondo. Lasciamoci illuminare

 «Il Signore replicò a Samuele: “Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”». (I Sam 1, 4.6.7.10-13)

«Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. … Non partecipate alle opere delle tenebre … ma piuttosto condannatele apertamente.» (Ef 5,8-14)

«… sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe”, che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. … “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!”» (Gv 9, 1-41)

Questa domenica, quarta di quaresima, è detta domenica laetare perché l’antifona d’ingresso ci invita a rallegrarci e la liturgia della Parola ci presenta la simbologia della luce.

La luce, infatti, è simbolo della gioia, della vita; è ciò che ci permette di distinguere le cose, di dare un senso a ciò che abbiamo davanti; è ciò che ci permette di orientarci e prendere la giusta direzione. Al buio, invece, tutto risulta confuso e capita spesso di sbagliare direzione. La tenebra è il simbolo della tristezza, del caos, del non senso, della morte. Ecco perché fa paura.

La pagina evangelica di oggi si colloca nel contesto della Festa delle Capanne una festa giudaica caratterizzata dall’abbondanza di luminarie. In questa festa piena di luci, Gesù si presenta come la Luce del mondo. La luce nella quale i ciechi tornano a vedere, ma che manifesta la cecità di coloro che la rifiutano. Tra le tante tematiche presenti ne quarantuno versetti del brano evangelico, ritengo sia importante, lasciandoci guidare dalle altre letture della liturgia odierna, sottolineare la tematica battesimale: la guarigione del cieco nato è simbolo di ciò che è avvenuto in noi. Nelle acque del battesimo anche noi siamo stati ri-creati, siamo stati guariti, siamo stati illuminati, ci sono stati aperti gli occhi per vedere e riconoscere il Signore che opera nella nostra vita. Anche noi siamo diventati “inviati” (cfr. il nome della piscina) a portare questa luce al mondo con le nostre opere da figli della luce.

«Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» I discepoli pongono a Gesù una domanda sulla relazione tra peccato e malattia. Il Maestro non si pronunzia sul legame peccato-malattia, ma evidenzia che la cecità, la sofferenza, è costitutiva dell’uomo lontano da Dio. Dopo la disobbedienza delle origini, ogni uomo che nasce è “malato”, “cieco”, bisognoso di una luce che non può darsi dal solo. È Gesù il “medico celeste” che viene a guarire la radice delle nostre infermità. Nel cieco nato, quindi, possiamo riconoscere ogni uomo bisognoso della Luce per comprendere il senso della propria esistenza.

Per operare la guarigione del cieco, il Signore si serve del fango: avviene come una nuova creazione (cfr. Gen 2,7). Come nella creazione descritta in Genesi, infatti, Gesù “separa” la luce dalle tenebre (cfr Gen 1,1-5) per ridurre il Caos (il non senso della vita) al Cosmo: una vita piena di senso in cui tutto è ordinato al giusto fine.

 La luce della fede che ci è stata donata nel battesimo, infatti, scaccia la paura generata dalle tenebre. Conosciamo la Verità, sappiamo di avere un Padre che ci ama al di là di ogni nostra immaginazione. La luce che è in noi, inoltre, ci permette di vedere la realtà con occhi nuovi, capaci di scorgere il senso profondo delle cose; capaci di vedere non l’apparenza, ma il “cuore” della realtà (cfr. I lettura), così da riconoscere la Volontà d’amore del Creatore e vivere nel giusto modo le realtà create.

«Siamo ciechi anche noi?». Alcuni farisei che seguono Gesù interrogano il Maestro. Forse vorrebbero essere rassicurati. «Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». L’unico peccato che non può trovare perdono (Cfr. Mc 3,29), infatti, è proprio l’ostinato rifiuto della Luce, la pretesa di non avere bisogno di Gesù. Costoro, dice S. Paolo «Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa.» (Rm 1,28-32)

Per questo, in un mondo sempre più preda della violenza che diventa aggressione e del libertinaggio in cui tutto viene stravolto e piegato al piacere egoistico, possiamo e dobbiamo senza timore denunciare il non senso delle “opere delle tenebre". Gesù stesso altrove ci mette in guardia «Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra.» (Lc 11,35).

Fr. Marco.

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